Incubatoi di valle

Recupero e Salvaguardia della Biodiversità delle Popolazioni Ittiofaunistiche.


Gli incubatoi della Provincia di Torino sono nati alla fine degli anni ’80 grazie alla fattiva collaborazione dei pescatori locali. Realizzati con lo scopo di permettere la schiusa delle uova embrionate acquistate dagli allevatori, si sono successivamente trasformati in strutture adibite al potenziamento delle popolazioni di Salmonidi autoctoni, basandosi sulla cattura e conseguente riproduzione artificiale di specie per le quali è necessario conservare l’originalità e la variabilità genetica. L’attività ittiogenica prevede la cattura in loco dei riproduttori con la successiva spremitura e fecondazione artificiale.

Si ottengono così avannotti che, fatti crescere in ambiente protetto fino alla semina successiva, si rivelano decisamente più idonei a superare le delicate fasi di adattamento al difficile ambiente che spesso caratterizza i nostri corsi d’acqua. Tutte queste operazioni, che vanno sotto il termine tecnico di “attività ittiogenica”, sono materialmente effettuate da volontari delle associazioni piscatorie locali, sotto la supervisione tecnica e logistica della Provincia.

Attualmente presso i 15 incubatoi provinciali vengono portati allo sviluppo oltre 1 milione di avannotti che permettono di sopperire quasi completamente alle necessità di ripopolamento dei corsi d’acqua provinciali.Le specie autoctone attualmente prodotte nei centri ittiogenici della Provincia di Torino sono la Trota fario (Salmo trutta fario), la Trota marmorata (Salmo trutta marmoratus) e il Luccio (Esox lucius). Nell’incubatoio di Porte si è avviata anche la sperimentazione per verificare la realizzabilità di un progetto di allevamento del gambero d’acqua dolce (Austropotamobius pallipes) al fine di potenziare anche queste popolazioni ormai molto rare nelle acque dei nostri torrenti.

Oltre a quanto detto finora gli incubatoi hanno sviluppato, nel corso degli anni, anche importanti funzioni educative permettendo a molti studenti delle scuole presenti nel territorio provinciale di apprendere aspetti e comportamenti relativi ad animali poco conosciuti quali i pesci e soprattutto di sensibilizzarli ad avere maggior cura degli ecosistemi acquatici presenti. 
Si deve infine sottolineare come attorno a questi “centri” si sia creato e via via rafforzato un importante spirito di aggregazione tra i pescatori portandoli a svolgere un ruolo fondamentale nella realizzazione del progetto e nella diffusione di una cultura di collaborazione volta alla tutela e al miglioramento delle condizioni ambientali dei nostri fiumi.

Gli incubatoi attualmente distribuiti sul territorio provinciale sono i seguenti:
  • Carmagnola: ubicato in località Cascina Vigna, gestito dall’Ass. Pescatori Carmagnolesi;
  • Ceres: ubicato in località Chiampernotto, gestito dall’Ass. Tutela della Stura di Lanzo;
  • Locana: sito in località Nusigliè, gestito dall’Ass. Pescatori Riuniti Alta Valle Orco;
  • Luserna S.Giovanni: con sede in via Airali 54, gestito dall’Ass. Pescatori Riuniti della Val Pellice;
  • Mattie: ubicato in frazione La Losa, gestito dall’Ass. Pescatori Val Susa;
  • Oulx: ubicato in località Pellousieres, gestito dall’Ass. Pescatori Val Susa;
  • Perosa Argentina: ubicato in via G.Bosco 1, gestito dall’Ass. Pescatori Val Chisone e Germanasca;
  • Perrero: ubicato in località Siberia, gestito dall’Ass. Pescatori Val Chisone e Germanasca;
  • Pont Canavese: ubicato in località Piangiacolin, gestito dall’Ass. Pescatori e Comuni Riuniti in Consiglio di Valle 
  • Medio e Basso Torrente Orco;
  • Porte: ubicato in località Malanaggio, gestito dall’Ass. Pescatori Bassa Val Chisone e Lemina;
  • Praly: ubicato in fraz. Ghigo, gestito dall’Ass. Pescatori Val Chisone e Germanasca;
  • Quagliuzzo: sede in via Provinciale 40, gestito dall’Ass. Pescatori Bassa Val Chiusella;
  • Traversella: ubicato in Regione Prelle, gestito dall’Ass. Pescatori Alta Val Chiusella
  • Trana: ubicato in località Sarsine, gestito dall’Unione Sportiva Val Sangone;
  • Viù: ubicato in loc. Molar, gestito dall’Associazione Tutela della Stura di Lanzo.

Il Vice Presidente della Provincia di Torino
dott. Sergio Bisacca

Incubatoio Ittico

La nascita dell'incubatoio ittico di Porte.


Ha avuto un percorso molto travagliato e alcuni passaggi sembrano scritti in un libro di favole, ma è pura realtà ed è un piacere raccontarlo.
Nel 2003 l’allora assessore provinciale Marco Bellion mi contatta per chiedermi se sono interessata ad avere un’incubatoio sul territorio di Porte. Mi spiega che il suddetto incubatoio in un primo momento doveva essere realizzato a Pinerolo ma erano sorti dei problemi e i tempi stringevano. Rispondo subito di sì ben sapendo che nel territorio di Porte non c'era un'area disponibile su dove collocarlo. Tuttavia sono fiduciosa e mi attivo immediatamente. Chiedo subito aiuto alla Luzenac, ma nonostante vari incontri con l’allora amministratore delegato e una fitta corrispondenza con la Francia non si perviene ad alcuna soluzione. L'azienda non intende cedere alcun terreno.
Dopo sei mesi di trattative sfociate nel nulla cominciavo ad essere preoccupata, ma non volevo arrendermi perché questa era una grande opportunità da non perdere. Mi venne in mente che avevo ancora una carta da giocare: parlare con l'allora numero due, della Rio Tinto casa madre della Luzenac, Tom Albanese.

Dalle informazioni in mio possesso sapevo che egli si spostava continuamente tra la sede centrale dell'azienda situata a Londra e gli stabilimenti di produzione, se non erro sono 14 sparsi sul globo. Con l’aiuto di un mio amico americano, un lunedì pomeriggio telefono a Londra per parlare con il signor Albanese, già qui il primo stupore, nessuna segretaria o filtri particolari ma una voce che mi risponde: <<glielo passo subito>>. Ovviamente, il sig. Albanese non sapeva nulla di Porte e del Malanaggio, infatti, mi consiglia di parlarne con la Luzenac France. Rimango un po' scoraggiata. Decido di fargli parlare dal mio amico americano.
Lui gli illustra il nostro progetto. Il mio amico prima gli caldeggia la concessione del terreno, poi cerca di conquistarlo parlando di cucina e gli chiede se ha mai mangiato la bagna cauda. Continua con la descrizione del piatto piemontese, non solo: <<sai è buona ci sono le acciughe, l’aglio e poi si mangiano le verdure crude e si beve vino tutti insieme>>. E prosegue: <<Dai concedi il terreno a Porte e il sindaco ti invita qui e mangiamo insieme la Bagna Cauda>>. Il signor Albanese, che evidentemente è una persona sensibile, chiede di inviargli a Londra la nostra richiesta. Egli sostiene presso la Luzenac la nostra causa.

Una settimana dopo ci viene concesso il terreno.
Una dimostrazione che anche nelle grandi multinazionali sono anche le persone con le loro qualità che regolano i rapporti umani.
Così sottoscriviamo una convenzione d’uso per 30 anni rinnovabile, inoltre si stabilisce che il Comune ha diritto di prelazione in caso di vendita del terreno. In questo modo si sono gettate le basi per l’incubatoio.
L’assessore della Provincia di Torino Marco Bellion si preoccupa dell’erogazione dei primi fondi, invece, le risorse necessarie a far diventare operativo l’incubatoio sono assegnati dal dott. Bisacca che seppure subentrato a Marco Bellion dimostra da subito grande interesse e sensibilità. 
A livello locale determinante è l'impegno dei membri dell’Associazione Pescatori, capitanati dal suo presidente Piero Benedetto; a loro carico è sia l’onere dei progetti che la realizzazione dell'incubatoio. Siamo riusciti a concretizzare molto spendendo relativamente poco. Solo loro sanno quante ore e giorni, sabato e domenica compresi, di lavoro volontario hanno dedicato alla costruzione vera e propria dell'incubatoio. Hanno svolto i lavori più disparati al fine di coronare il loro sogno di realizzare il più velocemente possibile questa innovativa struttura. Ecco perché questa “casa dei pesci” è diventata anche la nostra casa, ad essa siamo molto affezionati .
Questo è un esempio concreto che dimostra che se istituzioni, aziende private e cittadini volenterosi uniscono le loro forze possono raggiungere obiettivi che sembrano impossibili.

Il Canale Racconta

Il percorso pedonale che unisce il concentrico di Porte con la frazione San Martino costeggia lungo tutto il suo tratto il canale di Abbadia è diventato "Il canale racconta".


L'amministrazione comunale di Porte ha presentato un progetto di riqualificazione paesaggistica e culturale che è stato cofinanziato dal Gruppo di Azione Locale Escartons e Valli Valdesi nel programma Leader Plus - Misura 3.4 interventi di fruizione turistica e sostenibile delle risorse locali.
Sono stati inseriti lungo la passeggiata una serie di bacheche che illustrano la storia partigiana, la flora e la fauna del territorio, la storia del canale di Abbadia e la storia del Monumento Olimpico.
Sono state posizionate anche alcune panchine per sostare in questa piccola oasi naturalista.
Il canale di Abbadia nasce da una deviazione del Chisone all'altezza di ponte Palestro nel comune di Porte e si snoda per tutto il suo percorso lungo la parte sinistra orografica del torrente Chisone per una lunghezza di 8,240 chilometri. Dopo un primo tratto di scorrimento parallelo e a ridosso del Chisone, all'altezza dell'ex filatoio devia il suo percorso a sinistra attraversando la strada regionale 23 e da questo punto alternando tratti in superficie a tratti interrati raggiunge la frazione San Martino per poi proseguire fino ad Abbadia Alpina e sfociare nel torrente Lemina a Pinerolo in via Brigata Cagliari prima dell'Ospedale Agnelli. Per contratto il canale deve rilasciare al Lemina 850 litri d'acqua il secondo ed esiste poi un secondo ramo di sicurezza che viene attivato solo in caso di troppo pieno che si getta nel Chisone in zona Giribaldi ad Abbadia Alpina nei pressi della nuova rotonda di via Battitore.
Lungo tutto il canale vi sono 54 prese, numerosi lavatoi pubblici, 3 nel comune di Porte, oltre a molti lavatoi privati sorti nel corso degli anni. Ci sono sponde naturali nel primo tratto ad eccezione delle zone di sfioratoio, sponde in muro a secco in pietre sbozzate e sponde in cemento la dove sono state rifatte.

LA STORIA DAL MEDIOEVO AL GIORNO D'OGGI

Le origini del canale di Abbadia sono da far risalire all'epoca medievale e fortemente legate all'Abbazia di Santa Maria del Verano. Nel 1064, la contessa Adelaide di Susa per contrastare il potere politico del vescovo di Torino Landolfo, che nel pinerolese aveva fondato l'Abbazia di Cavour, fondò l'Abbazia di Santa Maria ad Abbadia Alpina, dotandola di un cospicuo patrimonio fondiario che comprendeva tra l'altro “la metà di Porte, Turina e Malanaggio”. In un secondo documento del 1078 donava l'altra metà dei medesimi luoghi. 
A dare vita alla comunità abbaziale giunse un gruppo di monaci benedettini neri (dal colore dell'abito) dalla Sacra di san Michele e come di consueto per quest'ordine, grande attenzione venne rivolta allo sfruttamento agricolo del territorio con bonifiche e disboscamenti per la messa a coltura di nuovi terreni, oltre al potenziamento dei canali irrigui già esistenti o la costruzione di canali nuovi come il Rio Moirano. Proprio la predisposizione dei monaci benedettini ad organizzare in modo capillare il territorio su cui si impiantavano, ha sempre fatto si che la tradizione locale attribuisse la costruzione del canale di Abbadia agli stessi monaci senza che questa ipotesi fosse supportata da materiale documentario.

Le vicende del canale e del suo territorio si palesano meglio nei documenti a partire dal 1400 anno in cui il principe Amedeo d'Acaia acquista dall'Abbazia “la villa e gli uomini e la giurisdizione del luogo di Porte”. Il canale viene menzionato in un atto del 1406 che testimonia l'importanza che questo doveva avere per l'economia locale tant'è che in questo documento i Signori di Porte concedono “all'Abbazia di Santa Maria nonché alla Comunità, agli uomini ed alle singole persone della terra del monastero libera facoltà e diritto e potestà di prendere, tenere, estrarre, derivare e condurre in perpetuo per il loro territorio e giurisdizione del detto luogo delle Porte una balera, un beale ed acquedotto, i quali siano proprii di essi signor Abate, Comunità, Uomini e singole persone della terra del Monastero”. 
Altre informazioni preziose le ritroviamo in un atto del 1557 in cui si menzionano due mulini da cereali collocati lungo il canale, uno in località Riaglietto di Abbadia e l'alto nel territorio di Porte che verosimilmente era ubicato nello stesso luogo dove fino a pochi anni fa era funzionante un mulino che solo in tempi recenti è stato riqualificato ad area abitativa.

Dopo la parentesi abbaziale la proprietà del canale passò alla Mensa Vescovile di Pinerolo e da questo momento sono testimoniate dagli atti numerose controversie sull'utilizzo della balera tra la Mensa e la comunità di Abbadia. Dette incomprensioni si placarono in parte quando nel 1780 la Mensa dispose la concessione in affitto perpetuo del mulino e del canale alla comunità di Abbadia.
Nonostante le problematiche dovute all'utilizzo del canale questo continuò nel corso dei secoli ad assolvere la sua fondamentale funzione irrigua per le terre circostanti nonché di motore per gli opifici ad esso collegate che sul nostro territorio erano costituiti da un setificio impiantato nel settecento oggi conosciuto come ex-filatoio che ha mantenuto il suo impianto originario a "corte chiusa", da un mulino da cereali di cui sopra, e da una fucina in località San Martino poi trasformata in fonderia di cui oggi non rimane più traccia. 
Ancora oggi la gestione del canale è affidata al Consorzio irriguo del canale di Abbadia.

Il Mulino

La presenza di un mulino comunale risale alla seconda metà del '600. Per secoli fu dato in affitto ogni 9 anni, poi, dal 1936, è stato ceduto a privati e notevolmente ampliato e dotato di un magazzino, nonché dell'alloggio per il mugnaio.


Posto lungo la Strada Statale 23, all'entrata di Porte: è una massiccia costruzione in cemento a due corpi. Con la facciata parzialmente ricoperta in mattoni. Attualmente è in disuso.

Mulini di Malanaggio

Posto sulla via Nazionale, ai n. 117/119, e lungo le sponde del Chisone, utilizzato per la macinazione dei minerali.


Una parte dell'edificio, quello a due piani in pietra e mattoni, risale al 1907, gli altri più recenti in cemento armato e muratura, sono stati costruiti intorno al 1920. In origine esistevano due mulini, uno per il talco e uno per la grafite. Attualmente la struttura, sede della Luzenac VaI Chisone, è ancora funzionante.
All'origine (primi del '900) i mulini a Malanaggio erano due: uno per la grafite ed uno più grande per il talco.
Gli addetti alla macinazione del talco e della grafite nel 1970 erano 136 (più 45 allo stabilimento di San Sebastiano).
Successivamente al 1976 si assiste al ridimensionamento degli occupati, a causa di una crisi internazionale del mercato ed a causa di una concorrenza sempre più agguerrita.  Gli addetti erano 78 nel '90, nel '97 sono la metà. Nell’anno 1984 si chiude la miniera grafite e di conseguenza anche il reparto di macinazione cessa poco dopo l’attività. Negli anni '90 vari ammodernamenti impianti.
A fine anni '90 la sede viene spostata da Pinerolo nell'edificio a torre ristrutturato. Oggi ai mulini 27 lavoratori, in sede 13 impiegati. 
 

Cava del Malanaggio

Fabbricato ad un piano e in muratura di mattoni, che serviva per il taglio e la lucidatura delle pietre.


Presenta sui prospetti lungo la via Nazionale, al n. 184, delle lesene sporgenti sormontate da archi a tutto sesto.

Villa Giuliano

Edificata al centro del paese nella seconda metà del XIX sec. su progetto dell'ing. Giuliano, da cui il nome, che ne indica anche la proprietà, la villa si eleva imponente su due piani, all'interno di un ampio parco interamente perimetrato da un alto muro di recinzione che ospita diversi alberi di alto fusto, alcuni dei quali di un certo pregio.


La facciata principale ha un avancorpo di forma trapezoidale su cui si innesta la scala esterna di accesso al piano rialzato del fabbricato, punto di arrivo del viale, che, dopo aver attraversato il parco, conduce al cancello, sulla via Nazionale, che costituisce l'ingresso principale della villa.

Negli anni 43/44 la dimora è stata occupata dai tedeschi che vi avevano insediato il loro comando. Ora è diventata la Casa comunale di Porte.

Valuta da 1 a 5 stelle la pagina

Grazie, il tuo parere ci aiuterà a migliorare il servizio!

1/2

Vuoi aggiungere altri dettagli? 2/2

Inserire massimo 200 caratteri