Il percorso pedonale che unisce il concentrico di Porte con la frazione San Martino costeggia lungo tutto il suo tratto il canale di Abbadia è diventato "Il canale racconta".
L'amministrazione comunale di Porte ha presentato un progetto di riqualificazione paesaggistica e culturale che è stato cofinanziato dal Gruppo di Azione Locale Escartons e Valli Valdesi nel programma Leader Plus - Misura 3.4 interventi di fruizione turistica e sostenibile delle risorse locali.
Sono stati inseriti lungo la passeggiata una serie di bacheche che illustrano la storia partigiana, la flora e la fauna del territorio, la storia del canale di Abbadia e la storia del Monumento Olimpico.
Sono state posizionate anche alcune panchine per sostare in questa piccola oasi naturalista.
Il canale di Abbadia nasce da una deviazione del Chisone all'altezza di ponte Palestro nel comune di Porte e si snoda per tutto il suo percorso lungo la parte sinistra orografica del torrente Chisone per una lunghezza di 8,240 chilometri. Dopo un primo tratto di scorrimento parallelo e a ridosso del Chisone, all'altezza dell'ex filatoio devia il suo percorso a sinistra attraversando la strada regionale 23 e da questo punto alternando tratti in superficie a tratti interrati raggiunge la frazione San Martino per poi proseguire fino ad Abbadia Alpina e sfociare nel torrente Lemina a Pinerolo in via Brigata Cagliari prima dell'Ospedale Agnelli. Per contratto il canale deve rilasciare al Lemina 850 litri d'acqua il secondo ed esiste poi un secondo ramo di sicurezza che viene attivato solo in caso di troppo pieno che si getta nel Chisone in zona Giribaldi ad Abbadia Alpina nei pressi della nuova rotonda di via Battitore.
Lungo tutto il canale vi sono 54 prese, numerosi lavatoi pubblici, 3 nel comune di Porte, oltre a molti lavatoi privati sorti nel corso degli anni. Ci sono sponde naturali nel primo tratto ad eccezione delle zone di sfioratoio, sponde in muro a secco in pietre sbozzate e sponde in cemento la dove sono state rifatte.
LA STORIA DAL MEDIOEVO AL GIORNO D'OGGI
Le origini del canale di Abbadia sono da far risalire all'epoca medievale e fortemente legate all'Abbazia di Santa Maria del Verano. Nel 1064, la contessa Adelaide di Susa per contrastare il potere politico del vescovo di Torino Landolfo, che nel pinerolese aveva fondato l'Abbazia di Cavour, fondò l'Abbazia di Santa Maria ad Abbadia Alpina, dotandola di un cospicuo patrimonio fondiario che comprendeva tra l'altro “la metà di Porte, Turina e Malanaggio”. In un secondo documento del 1078 donava l'altra metà dei medesimi luoghi.
A dare vita alla comunità abbaziale giunse un gruppo di monaci benedettini neri (dal colore dell'abito) dalla Sacra di san Michele e come di consueto per quest'ordine, grande attenzione venne rivolta allo sfruttamento agricolo del territorio con bonifiche e disboscamenti per la messa a coltura di nuovi terreni, oltre al potenziamento dei canali irrigui già esistenti o la costruzione di canali nuovi come il Rio Moirano. Proprio la predisposizione dei monaci benedettini ad organizzare in modo capillare il territorio su cui si impiantavano, ha sempre fatto si che la tradizione locale attribuisse la costruzione del canale di Abbadia agli stessi monaci senza che questa ipotesi fosse supportata da materiale documentario.
Le vicende del canale e del suo territorio si palesano meglio nei documenti a partire dal 1400 anno in cui il principe Amedeo d'Acaia acquista dall'Abbazia “la villa e gli uomini e la giurisdizione del luogo di Porte”. Il canale viene menzionato in un atto del 1406 che testimonia l'importanza che questo doveva avere per l'economia locale tant'è che in questo documento i Signori di Porte concedono “all'Abbazia di Santa Maria nonché alla Comunità, agli uomini ed alle singole persone della terra del monastero libera facoltà e diritto e potestà di prendere, tenere, estrarre, derivare e condurre in perpetuo per il loro territorio e giurisdizione del detto luogo delle Porte una balera, un beale ed acquedotto, i quali siano proprii di essi signor Abate, Comunità, Uomini e singole persone della terra del Monastero”.
Altre informazioni preziose le ritroviamo in un atto del 1557 in cui si menzionano due mulini da cereali collocati lungo il canale, uno in località Riaglietto di Abbadia e l'alto nel territorio di Porte che verosimilmente era ubicato nello stesso luogo dove fino a pochi anni fa era funzionante un mulino che solo in tempi recenti è stato riqualificato ad area abitativa.
Dopo la parentesi abbaziale la proprietà del canale passò alla Mensa Vescovile di Pinerolo e da questo momento sono testimoniate dagli atti numerose controversie sull'utilizzo della balera tra la Mensa e la comunità di Abbadia. Dette incomprensioni si placarono in parte quando nel 1780 la Mensa dispose la concessione in affitto perpetuo del mulino e del canale alla comunità di Abbadia.
Nonostante le problematiche dovute all'utilizzo del canale questo continuò nel corso dei secoli ad assolvere la sua fondamentale funzione irrigua per le terre circostanti nonché di motore per gli opifici ad esso collegate che sul nostro territorio erano costituiti da un setificio impiantato nel settecento oggi conosciuto come ex-filatoio che ha mantenuto il suo impianto originario a "corte chiusa", da un mulino da cereali di cui sopra, e da una fucina in località San Martino poi trasformata in fonderia di cui oggi non rimane più traccia.
Ancora oggi la gestione del canale è affidata al Consorzio irriguo del canale di Abbadia.